Alternative alla sigaretta: dispositivi a tabacco scaldato

I dispositivi a tabacco scaldato hanno già intercettato una discreta nicchia di consumatori come alternativa alle sigarette. Scopri in questo articolo cosa sono e come funzionano.

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I dispositivi a tabacco scaldato rappresentano una delle più recenti novità per quanto riguarda i prodotti per fumatori; pur essendo arrivati sul mercato solo da alcuni anni, hanno già intercettato una discreta nicchia di consumatori, imponendosi come una delle alternative più gettonate al tabacco tradizionale. In questo articolo, vediamo quali sono le prerogative che caratterizzano questo tipo di prodotto, e lo differenziano da altri come, ad esempio, la sigaretta elettronica.

Cos’è un riscaldatore di tabacco

Si tratta di dispositivi elettronici che scaldano tabacco. Più precisamente, utilizzano una miscela (alla quale possono essere aggiunti aromi e fragranze) sotto forma di stick. Questa viene esposta ad una temperatura che, generalmente, oscilla tra i 250° e i 270° sufficiente a scaldare il tabacco fino ad emanare un aerosol (neutro o aromatizzato) contenente nicotina. Il calore sviluppato dal dispositivo, per quanto considerevole, è ben lontano da quello raggiunto con le sigarette tradizionali. Inoltre, per evitare che la miscela possa effettivamente bruciare, i riscaldatori sono dotati di appositi sensori di controllo progressivo, per modulare la temperatura.

Come funziona un prodotto a tabacco scaldato (HTP)

A livello commerciale, i riscaldatori vengono solitamente indicati mediante due acronimi:

  • THP, ovvero “Tobacco Heating Product” (“prodotto riscaldatore di tabacco”);
  • HTP, che sta per “Heated Tobacco Product” (“prodotto a tabacco scaldato”).

Le due sigle identificano una stessa categoria merceologica, all’interno della quale si collocano soluzioni diverse tra loro, soprattutto dal punto di vista del funzionamento interno. Non tutti i riscaldatori, infatti, utilizzano la stessa tecnologia per implementare il processo di riscaldamento del tabacco; la maggior parte di essi sfrutta sistemi di tipo resistivo o induttivo. I primi producono calore mediante una resistenza elettrica mentre i secondi sono dotati di una bobina, avvolta attorno alla camera di riscaldamento. Quest’ultima viene adottata, ad esempio, dai dispositivi scalda tabacco di BAT Italia, prodotti e commercializzati con il marchio glo™.

Il consumo di tabacco scaldato in Italia

L’utilizzo di dispositivi a tabacco scaldato, in Italia, è aumentato considerevolmente da quando questa tipologia di prodotto è stata immessa in commercio.

Nel 2021, l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato una “forte crescita” delle vendite dei riscaldatori di tabacco, “con un incremento del 1089% dal 2017 quando compaiono sul mercato”. Lo scorso anno, in aggiunta, l’ISS ha evidenziato come i THP vengono utilizzato “abitualmente o occasionalmente dal 3,3% della popolazione italiana, circa 1.700.000 persone”. Il consumo di prodotti di questo genere, si legge in una nota stampa, “è triplicato, passando dall’ 1,1% nel 2019 al 3,3% nel 2022”.

Il dato dimostra come nella popolazione di fumatori adulti italiani, i dispositivi a tabacco scaldato rappresentano effettivamente una delle principali alternative a prodotti tradizionali; più di un terzo degli utilizzatori, infatti, ritiene che siano meno pericolosi mentre quasi la metà (il 48,4% dei fumatori) “ritiene che questa tipologia di prodotti non portino al consumo di sigarette tradizionali”, come riferisce l’ISS.

In realtà, i THP non sono privi di rischi e contengono nicotina, una sostanza che crea dipendenza. L’assenza di combustione determina la produzione di un aerosol (senza particelle solide). In aggiunta, i riscaldatori di tabacco non producono cenere e generano un odore meno persistente, che non rimane a lungo sulle mani, tra i capelli e sugli indumenti.

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Scritto da Redazione Online
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